Swatch è un orologio al quarzo con cassa in plastica a partire dal 1983, che riuscì nell’impresa di salvare l’orologeria svizzera.

<- Continua da: La crisi del quarzo – Parte 1

Anche Omega e Longines in difficoltà

La diffusione degli orologi al quarzo aveva inferto un duro colpo all’intera orologeria meccanica, ed era stato accusato anche da grandi maison come Omega e Longines. Tra la fine degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80 in Svizzera ci si rese conto che era necessario intervenire in qualche modo.

L’industria svizzera era radicalmente diversa da quella giapponese. Se da una parte infatti si parlava principalmente di Seiko, in Svizzera le maison in gioco erano numerose. Queste erano organizzate principalmente in due gruppi: SSIH, fondata da Omega e Tissot, ed ASUAG, che comprendeva ad esempio Longines,  Valljoux, Glycine, Peseux. Tra i fondatori di ASUAG c’era Ebauches SA, che produceva movimenti.

I primi segni di ripresa

ETA Delirium, foto blog.modernmechanix.com

Nel 1978 ASUAG decise di affidare la riorganizzazione di Ebauches SA ad Ernst Thomke. Ebauches era la divisione che si occupava di sviluppare parti e movimenti per i brand presenti in ASUAG.

All’interno di Ebauches e delle sue ramificazioni c’era competizione, aspetto assolutamente intollerabile in un momento di crisi. Ernst Thomke unificò e riorganizzò Ebauches fondando la ETA SA. La riorganizzazione portò ad un taglio nei costi di produzione ed accelerò il passaggio al quarzo.

Dalla nascita di ETA SA in avanti l’orologeria svizzera riprese lentamente forza. Quando nel 1978 Citizen presentò l’orologio più sottile al mondo (Exceed Gold, 4,1mm), ETA rispose un anno dopo con Delirium, spesso meno della metà. Questo scatenò una serie di botta e risposta tra ETA e Seiko, che continuavano a creare modelli sempre più sottili. L’ultima manifattura ad averla vinta fu ancora una volta ETA.

Fondazione di SMH (oggi Swatch Group)

Hayek (sinistra) e Thomke (destra,), foto wornandwound.com

Nonostante questi piccoli successi, la situazione economica di SIHH ed ASUAG restava critica. L’economia nazionale svizzera contava molto sull’industria degli orologi e non poteva più sopportare lo stato attuale delle cose. Un consorzio di banche si riunì per affidare la situazione a Nicolas Hayek, proprietario della Hayek Engineering.

Nel 1983 Hayek decise di fondere SIHH ed ASUAG, formando il gruppo Société Suisse de Microélectronique et d’Horlogerie (oggi Swatch Group) e prendendo importanti decisioni a livello organizzativo. Per Hayek era fondamentale separare la creazione degli orologi dalla realizzazione dei movimenti. La produzione della meccanica sarebbe stata quindi appannaggio di ETA SA, mentre i diversi brand si sarebbero occupati del design dei modelli, del marketing e delle vendite.

Storia degli orologi Swatch

 

In seguito al successo del Delirium, orologio al quarzo analogico, Thomke ebbe un’idea che presentò a Hayek. Si trattava di un orologio economico al quarzo, da piazzare in quella fetta di mercato che l’orologeria svizzera aveva perduto. L’intero progetto ruotava attorno al risparmio: l’orologio avrebbe avuto una cassa in plastica ed il movimento sarebbe stato attaccato direttamente alla cassa, senza platina. I componenti sarebbero stati soltanto 51, contro i 91 (o più) necessari solitamente.

Swatch GB101, foto WIKIPEDIA

Ad Hayek piacque l’idea e fece in modo che le banche fornissero a Thomke i fondi per portarla avanti. Il progetto arrivò sul mercato nel 1983 con il nome di Swatch. Grazie all’assemblaggio interamente automatizzato, la produzione di uno Swatch costava il 20% rispetto ad un comune orologio ETA.

Al momento della presentazione Swatch spiazzò tutti, poiché andò a collocarsi commercialmente dove l’orologeria svizzera sembrava non voler entrare. In soli 2 anni Swatch fece aumentare del 50% le vendite del gruppo SMH e fece tornare in attivo il bilancio. Il quarzo andava così a rappresentare l’80% delle vendite totali dell’orologeria svizzera.

Icone pop

Swatch Watch Phil Collins SUDZ100, foto swatchandbeyond.com

Il nome Swatch deriva da second watch. Non era quindi un orologio che si prendeva sul serio, si poneva come vezzo estetico dichiarando già dal nome che non sarebbe stato l’orologio principale dell’acquirente. La prima collezione Swatch venne presentata il 1° Marzo 1983 a Zurigo, accompagnata da un’aggressiva campagna pubblicitaria. Grazie al marketing ed al basso costo di vendita, negli anni ’80 e ’90 gli orologi Swatch diventarono delle icone pop. Spesso venivano inoltre supportati da endorsement importanti come quelli di Phil Collins o Peter Gabriel.

A fronte dell’enorme successo di quest’orologio, nel 1998 Hayek rinominò SMH in Swatch Group.

Design orologi Swatch

Le prime referenze del brand avevano un design minimale, come possiamo osservare in GB101. Negli anni successivi arrivarono invece i design più disparati, frutto di collaborazioni con artisti e di ispirazioni alla cultura popolare. Difficile non citare tra questi la collaborazione con il pittore americano Keith Haring.

Swatch Keith Haring

Tra gli altri artisti che hanno collaborato con Swatch menzioniamo anche Jean-Michel Folon, Sam Francis, Mimmo Paladino, Mimmo Rotella, Nam June Paik, Akira Kurosawa, Spike Lee, Renzo Piano e Moby.

Swatch Mimmo Paladino
Swatch Oigol Oro by Mimmo Paladino
Swatch Mimmo Rotella

Negli anni ’90 i modelli a spopolare maggiormente furono gli Scuba, ossia i subacquei di Swatch. Gli Scuba sono caratterizzati da una ghiera bombata ed hanno luminescena su sfere, indici e ghiera.

Oggi Swatch offre 5 diverse linee: Originals, Irony, Skin, Beat e Bijoux. Originals sono i classici in plastica; Irony sono in metallo con movimento meccanico; Skin sono ultrasottili; Bijoux è frutto di una partnership con Swarowski; Beat hanno display digitale e mostrano l’orologio nel formato decimale Swatch Internet Time.

Sebbene molti di noi si trovino cassetti pieni di vecchi Swatch totalmente privi di valore, alcuni modelli hanno acquisito un valore collezionistico molto elevato. Si pensi in particolare al Kiki Picasso, valutato circa 20.000€.

Swatch Kiki Picasso, foto auctions.squiggly.com

Da allora sino ai giorni nostri il gruppo Swatch è cresciuto sempre più, acquisendo nomi come Breguet, Blancpain, Jaquet Droz, Glashütte Original, Léon Hatot, Tiffany Watch Co., Rado, Union Glashütte, Certina, Mido, Pierre Balmain ed Hamilton.

L’evoluzione del quarzo

Equipaggiata ormai dagli orologi di tutto il mondo, la tecnologia dei movimenti al quarzo ha continuato la sua evoluzione, migliorando soprattutto nell’ambito della precisione. La precisione non è però stata l’unico aspetto su cui si è lavorato.

L’unica scomodità che il quarzo si porta dietro rispetto ad un calibro meccanico è la necessità di dover sostituire periodicamente la batteria. Ecco che allora sono arrivati movimenti a carica solare, come Seiko Solar o Citizen Eco-Drive, o che si ricaricano sfruttando il movimento come Seiko Kinetic.

Un’altra evoluzione importante per gli orologi al quarzo sono stati i radiocontrollati introdotti negli anni ’90 da Citizen e Junghans, che regolano l’orario tramite segnale radio. Questi a loro volta hanno aperto la strada al controllo dell’orario tramite GPS implementato da Casio alcuni anni dopo.

A causa della sua praticità, il quarzo continua oggi a costituire la parte principale del mercato di tutte le industrie orologiere. Nel caso di quella giapponese costituisce ad esempio il 97%, mentre per quella svizzera la forbice di vendite tra quarzo e meccanici è più stretta.

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