Nel 1969 Zenith, Chronomatic e Seiko gareggiarono per essere i primi a realizzare il primo cronografo automatico della storia.

La corsa al primo cronografo automatico della storia

Breitling Chrono-Matic

Negli anni ’60, Stati Uniti e Russia concorrevano per la corsa allo spazio. Se nel 1961 l’Unione Sovietica mandò il primo uomo nello spazio, nel 1969 gli USA riuscirono nell’impresa di far camminare il primo uomo sulla luna. In parallelo, manifatture di orologi da diverse parti del mondo gareggiavano per raggiungere un altro traguardo: produrre un cronografo a carica automatica.

Il ruolo del gigante in questa corsa lo giocava il consorzio Chronomatic, composto da Heuer, Hamilton-Buren, Breitling e Dubois Depraz. Dubois Depraz e Heuer maturarono l’idea nello stesso periodo, per cui decisero di collaborare per raggiungere insieme il risultato, utilizzando il modulo cronografico Dubois Depraz e portando Buren dentro al progetto per integrare il suo micro-rotore. Hamilton si trovò automaticamente coinvolta nel momento in cui acquisì Buren, nel 1966.

Durante lo sviluppo ci si rese conto che i fondi richiesti non erano più sufficienti, per cui era necessario trovare un nuovo partner. Il consorzio si rivolse così a Breitling, storico rivale di Heuer, che accettò la proposta. Il 3 Marzo 1969 il consorzio Chronomatic presentò il progetto in conferenza stampa, con il nome di Calibre 12. Al suo fianco c’erano le varianti Calibre 11, Calibre 14 e Calibre 15.

Il progetto di Zenith

foto onthedash.com

Tra le file del consorzio Chronomatic figuravano Heuer e Breitling, due colossi nel mondo dei cronografi. Zenith non era una manifattura con una storia importante in questo campo, per cui il progetto venne portato avanti in maniera poco convinta, osservando la fazione rivale diventare sempre più grande.

C’erano tuttavia alcuni aspetti che rendevano più interessante il progetto Zenith:

  • Il cronografo era integrato, non un modulo aggiuntivo. Questo fu possibile grazie al fatto che venne progettato da zero
  • La frequenza era di 36.000 oscillazioni orarie, quindi alta frequenza. Calibre 12 operava ad una frequenza standard di 21.600 oscillazioni
  • Aveva un rotore centrale anziché un micro-rotore decentrato
  • Lo smistamento avveniva tramite ruota a colonne, al contrario di quello a leve e camma del rivale
  • Lo spessore era di soli 5,7mm. Il Calibre 12 era spesso 7,7mm.

Quando Zenith venne a sapere che il consorzio era vicino al traguardo, per accelerare lo sviluppo e la produzione si rivolse a Movado, rivale di Hamilton. Zenith-Movado ebbere inoltre l’idea di bruciare sul tempo Chronomatic organizzando una conferenza stampa il 10 Gennaio 1969 in cui vennero presentati dei prototipi di El Primero.

Il consorzio era tuttavia in uno stato più avanzato del progetto e fu in grado di introdurlo sul mercato già per la fine dell’anno.

Nel frattempo, Seiko…

Senza curarsi di annunciarlo a nessuno, anche Seiko stava portando avanti il proprio cronografo automatico. In seguito alla conferenza stampa di Marzo del 1969, il presidente di Seiko Itiro Hattori andò di persona alla manifattura Heuer per congratularsi relativamente al traguardo raggiunto. Hattori non rivelò però che Seiko era vicinissma a raggiungere lo stesso risultato. Il cronografo automatico di Seiko 6139 cominciò infatti la produzione a Marzo e venne rilasciato sul mercato nell’estate del 1969.

Il calibro Seiko 6139 era un cronografo automatico a 21.600 oscillazioni orarie con smistamento a ruota a colonne. Così come El Primero, anche il cronografo del 6139 era integrato. Dei tre calibri che abbiamo visto, il cronografo di Seiko era inoltre l’unico ad utilizzare un innesto verticale, caratteristica che rende più precisa la misurazione rispetto all’innesto laterale (che invece comporta un piccolo salto) e che solitamente troviamo oggi nei cronografi di fascia più alta.

I cronografi automatici dalla crisi del quarzo ad oggi

Calibre 12 Chronomatic ebbe successo solo inizialmente, per poi precipitare a causa dei costi di produzione, della crisi del quarzo degli anni ’70 e di proposte più economiche come Valjoux 7750 e Lemania 5100. Il Seiko 6139 uscì invece di produzione nel 1980.

Zenith El Primero invece si difese bene, anche grazie al fatto di essere incassato da orologi di altre manifatture: uno su tutti il Rolex Daytona. A voler essere precisi, la sua produzione venne interrotta nel 1975, quando l’attenzione di Zenith si spostò sul quarzo. A metà degli anni ’80 El Primero tornò però in produzione.

Oggi uno dei cronografi automatici più diffusi resta il 7750, ma avere un cronografo automatico in catalogo è ormai normale per qualunque manifattura. Così come il 7750, anche El Primero è ancora vivo ed in produzione si ritaglia il suo spazio in cronografi di fascia alta.

Un progetto all’avanguardia

Zenith 3019PHC, foto kumagai78.com

Per una serie di ragioni, come lo smistamento a colonne e l’alta frequenza, Zenith El Primero era un progetto avanti per i suoi tempi. Quando venne riesumato negli anni ’80 era tutt’altro che datato. Il fatto di lavorare a 36.000 oscillazioni, oltre a regalare un movimento più sinuoso ai secondi continui, fa sì che la precisione del cronografo arrivi ad 1/10 di secondo contro il classico 1/8 di secondo delle 28.800 oscillazioni. Frequenze così alte erano rare all’epoca ma lo restano tutt’ora.

Quando Rolex incassò il calibro El Primero decise ad esempio di abbassare la frequenze a 28.800 oscillazioni, poiché in questo modo diminuiva l’usura dei componenti. Per venire incontro a questo aspetto, Zenith creò dei lubrificanti speciali. Un altro problema portato da una frequenza così elevata era una minor durata della carica, ragion per cui Zenith dotò El Primero di una molla che garantiva 50 ore di riserva di ricarica.

I primi calibri prodotti furono il 3019PHC ed il 3019PHF. Il primo era un Tri-Compax con 3 sub-dial disposti orizzontalmente e finestra della data a ore 4, mentre il secondo aveva un layout simile ma oltre alla data mostrava anche il mese e le fasi lunari a ore 6. Il cronografo funziona tramite due tasti: quello in alto attiva e disattiva la misurazione, quello in basso resetta la misurazione a cronografo spento. Non essendo flyback, se si prova a resettare la misurazione mentre il cronografo è attivo si incontrerà resistenza alla pressione.

È dotato di impostazione rapida della data, mentre non dispone di fermo-macchina. Ad oggi sono state apportate poche modifiche rispetto ai calibri sopraccitati.

Zenith El Primero oggi

Zenith El Primero 38mm cassa Original 1969, foto zenit-watches.com

Il crescente interesse riscosso da Zenith fece sì che il gruppo LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton SE nel 1999 incorporò anche la maison svizzera. Tra le manifatture d’orologi presenti nella società figurano anche Bulgari, Hublot e TAG Heuer. Da allora la politica è stata quella di non far mai mancare El Primero nei cataloghi Zenith, creando anche linee di El Primero solo-tempo o con ripetizione minuti.

La critica che viene mossa più spesso allo Zenith El Primero riguarda la scarsa evoluzione che ha avuto negli anni. Questo non scalfisce tuttavia il fascino di questo cronografo, che rimane il cronografo automatico più importante della storia.

Il prezzo di uno Zenith El Primero ref. 03.2150.400/69.C713, che monta il calibro 400, è di circa 4.700€-6000€. Il calibro 400 è ben rifinito ed è molto simile all’originale.

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